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Marilyn. Dea. Diva. Donna

Tra oltre 120 fotografie rare e un racconto sensibile, Marilyn. Dea. Diva. Donna svela la modernità di una figura che continua a parlare al presente.

by redazione

Chiara Pasqualetti Johnson racconta la donna che inventò se stessa

di Sandrine Aloa-Mani

Nel suo nuovo volume Marilyn. Dea. Diva. Donna, pubblicato da White Star, la giornalista e scrittrice Chiara Pasqualetti Johnson racconta la donna che si nasconde dietro una delle icone più potenti del Novecento.
Autrice di numerosi volumi dedicati alle grandi figure femminili – da Coco Chanel. Una donna del nostro tempo a Audrey Hepburn. Lo stile di un’icona, fino a Frida Kahlo. Una vita per l’arte e Jackie Kennedy. Lo stile di una First Lady – Pasqualetti Johnson prosegue qui il suo lavoro di esplorazione sull’identità e l’immagine delle donne che hanno fatto la modernità.

Marilyn. Dea. Diva. Donna è un ritratto costruito attraverso oltre centoventi fotografie – molte inedite – e una scrittura che intreccia rigore documentario e sensibilità narrativa.
A quasi cento anni dalla nascita di Marilyn Monroe, l’autrice torna sul mito per restituirgli verità, umanità e modernità.

Raccontare Marilyn oggi significa spostare lo sguardo: non più la leggenda del cinema, ma la donna che, con lucidità e coraggio, scelse di costruire da sé la propria immagine.

Nel volume trovano spazio scatti di grandi maestri della fotografia: Philippe HalsmanDouglas KirklandMilton GreeneRichard AvedonElliott ErwittSlim AaronsLarry BarbierEd FeingershEarl LeafEarl TheisenTed Baron.
Accanto alle immagini iconiche, Chiara Pasqualetti Johnson include rare fotografie dell’infanzia e dell’adolescenza di Norma Jeane: la bambina, la lettrice, la donna lontano dai riflettori.

«Abbiamo cercato immagini che raccontassero non solo la diva, ma la donna dietro i riflettori», spiega l’autrice.
«Volevamo restituirle la sua quotidianità, la sua verità.»

In questo intreccio tra parola e immagine, il libro assume la forma di un romanzo fotografico, un viaggio attraverso metamorfosi, desideri, silenzi.
Una Marilyn complessa e moderna: artista volitiva, bambina ferita, pioniera che fondò la propria casa di produzione per emanciparsi dalle regole di Hollywood.


La modernità di Marilyn

Nel libro di Chiara Pasqualetti Johnson, Marilyn non è un’icona distante.
È una voce che appartiene al presente: una figura che ci parla oggi di libertà, di corpo, di identità.
La scelta delle immagini — veri e propri fotogrammi reali — è un atto di restituzione: la diva, la dea, la donna.
E nella compresenza dell’iconico e dell’intimo, l’autrice coglie quella modernità che rende Marilyn non un oggetto d’archivio, ma un messaggio attuale.

Per comprendere il senso di questo lavoro e lo sguardo che lo attraversa, abbiamo incontrato Chiara Pasqualetti Johnson, che ci ha raccontato come è nato il libro e quale nuova Marilyn ha scoperto lungo il cammino della sua ricerca.

© Edward Roth/Alamy Stock Photo
Marilyn Monroe all'apice del suo splendore, nel 1956.
I capelli biondo platino. lo sguardo languido, il sorriso incorniciato dal rossetto rosso resero iconica la diva di Hollywood.
© Edward Roth/Alamy Stock Photo
Marilyn Monroe all’apice del suo splendore, nel 1956.
I capelli biondo platino. lo sguardo languido, il sorriso incorniciato dal rossetto rosso resero iconica la diva di Hollywood.

Nel 2026 ricorreranno cento anni dalla nascita di Marilyn Monroe: perché oggi è particolarmente significativo dedicarle un nuovo volume?

Chiara Pasqualetti Johnson: «Perché Marilyn continua a far parte del nostro immaginario. Non è solo un mito del cinema, ma una figura che, oggi più che mai, riflette desideri e fragilità che appartengono a tutti noi.»


Il libro raccoglie oltre 120 immagini, celebri e meno note. Quali criteri hanno guidato la selezione iconografica?

«È stato un lavoro complesso e appassionante, portato avanti insieme all’editore White Star.
Abbiamo cercato immagini che raccontassero non solo la diva, ma la donna dietro i riflettori.
Il volume include fotografie rarissime della sua infanzia e adolescenza, quando Norma Jeane era ancora una bambina: immagini poco viste e quasi mai raccontate.
Accanto ai ritratti iconici, ho voluto scatti che mostrano il dietro le quinte: Marilyn che legge i copioni, che ride scompigliata sul set, che si riposa con un cardigan troppo grande sulle spalle.
Volevamo restituirle la sua quotidianità, la sua verità.»


Il titolo Marilyn. Dea. Diva. Donna suggerisce tre identità intrecciate. Quale definizione sente più vicina alla Marilyn che ha scoperto?

«Quella di donna, senza dubbio. Dietro la dea e la diva, c’era sempre una donna vera, vulnerabile, ironica, affamata di amore e conoscenza.»


Nel libro parla della “sexitudine” come forma di linguaggio e di potere. In che modo Marilyn ha saputo trasformare la propria immagine in emancipazione?

«Rivendicando il diritto di piacere e di piacersi. Marilyn ha usato la sensualità come una lingua nuova.
Ha trasformato lo scandalo in successo, la sensualità in bandiera.
Senza saperlo, ha aperto la strada a un’idea di libertà che oggi ci appare modernissima.»


Quali aspetti della sua personalità considera più contemporanei?

«Il coraggio di ribellarsi ai cliché, la determinazione nel fondare una sua casa di produzione, la capacità di dire “no” quando tutti si aspettavano un “sì” e “sì” quando tutti si aspettavano un “no”.»


Immagine pagine 40-41
Una splendida e giovanissima Norma Jeane posa per uno scatto in costume sulla spiaggia agli inizi della sua carriera.
© Donaldson Collection/Getty Images

La sua scrittura unisce rigore documentario e tono narrativo. Qual è stata la sfida più grande nel raccontare un personaggio tanto studiato?

«Credevo di poter raccontare la sua vita con la stessa oggettività delle altre biografie che ho scritto.
Ma con Marilyn è stato diverso. È stato difficile liberarsi dai pregiudizi sedimentati negli anni: l’icona sexy, la bionda svampita, la creatura capricciosa.
Scavando nelle fonti, mi sono resa conto che dietro c’era molto di più.
La sfida più grande è stata proprio questa: non fermarmi al mito, ma lasciarmi sorprendere dalla persona complessa che era.»


Come ha evitato i cliché per proporre un ritratto nuovo?

«Ho cercato Marilyn nei dettagli inattesi, quelli che raramente emergono nelle biografie tradizionali.
Non racconto solo l’attrice, ma la studentessa che frequentava corsi di letteratura in jeans, senza trucco.
O la donna che convinse un locale di Hollywood a far cantare Ella Fitzgerald, garantendo la propria presenza in prima fila ogni sera.
Una Marilyn vulnerabile, ironica, studiosa, sorprendentemente moderna. È lì, nei frammenti più intimi, che si nasconde la sua essenza.»


Lei ha scritto anche su Chanel, Audrey Hepburn, Jackie Kennedy, Frida Kahlo. In che cosa Marilyn si distingue?

«Marilyn non aveva un talento spiccato, a differenza di altre figure straordinarie di cui ho scritto.
Dentro di lei c’era il vuoto devastante di un’infanzia terribile, che ha riempito creando una nuova sé.
La piccola Norma Jeane è diventata Marilyn Monroe.
Per questo, tra tutte, per me è la più rivoluzionaria.»


Se fosse vissuta nell’epoca dei social, come avrebbe gestito la propria immagine?

«Sarebbe stata regina dei social, capace di alternare foto glamour e riflessioni intime, selfie e citazioni di Dostoevskij, proprio come faceva nei suoi quaderni segreti.
L’algoritmo non avrebbe saputo come interpretarla.
E forse, proprio per questo, avrebbe incantato tutti.»

Chiara Pasqualetti Johnson

Se dovesse condensare la sua eredità in un messaggio per oggi?

«L’eredità di Marilyn è un invito a far valere la propria unicità.
Usando le sue parole: “Sono stata una bionda, ma a modo mio.”»

In queste pagine, Chiara Pasqualetti Johnson restituisce a Marilyn la complessità che le era stata negata.
Non un’icona da contemplare, ma una donna da comprendere: viva, imperfetta, consapevole.
Forse è per questo che, più di sessant’anni dopo, Marilyn è viva più che mai.

Marilyn. Dea. Diva. Donna
di Chiara Pasqualetti Johnson
White Star, ottobre 2025
www.whitestar.it

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