Home Festival CLAUDIA RANKINE Citizen – Una lirica americana 66thand2nd

CLAUDIA RANKINE Citizen – Una lirica americana 66thand2nd

by redazione

 

 

Il libro si chiude con due particolari di The Slave Ship, splendido dipinto (1840) di Joseph Mallord William Turner, ispirato a una tragedia avvenuta nel 1781: la “Zong”, nave negriera inglese, è diretta in Giamaica, ma sbaglia rotta e l’equipaggio si trova a corto di viveri e acqua. La morte del prezioso “carico” per cause naturali non prevede il risarcimento dell’assicurazione: il capitano decide di simulare un evento tragico, buttando in mare 142 africani, adulti e piccoli, catene comprese.

Le immagini turneriane danno sostegno all’ultimo dei “tratti narrativi” della Rankine: scrittrice, poetessa e docente di origine giamaicana (Kingston, 1963), vincitrice di vari premi, diversi assegnati a questa scrittura del 2014. All’opera di Turner, lei accenna anche quando, pagine addietro, si sofferma sulla formidabile tennista Serena Williams, sottoposta a una serie di vessazioni (soprattutto arbitrali) a cui l’atleta reagisce con un misto di rabbia, frustrazione e orgoglio, inevitabilmente legati al sentirsi una nera “spinta contro un fondale di un bianco assoluto”. Riportata dalla Rankine, prendendola in prestito da Zora Neale Hurston (1891-1960) –  grande artista della cosiddetta “Harlem Renaissance”: scrittrice, antropologa e folklorista -, questa raffigurazione ha ispirato pure due acqueforti (‘92) di Glenn Ligon qui riprodotte, come un murale-hip hop, di grande impatto e significato.

Proprio col supporto di immagini, o di “situation video” (rintracciabili sul sito  HYPERLINK “http://www.claudiarankine.net” www.claudiarankine.net), realizzati con John Lucas, l’articolata, spesso urticante e provocatoria scrittura della scrittrice si esprime e rafforza in diversi passaggi. Così è per quello dedicato a un altro noto personaggio sportivo: Zinedine Zidane, francese di origine algerina, è ripreso nella sequenza della famosa testata ai mondiali del 2006.  I frammenti filmici sono accostati a sintetici interventi dello stesso calciatore e a estratti di scritture dei vari James Baldwin, Frantz Fanon (“E’ l’uomo bianco che crea l’uomo nero. Ma è l’uomo nero che crea”), Frederick Douglass – ma pure di William Shakespeare -, nonché dalla riproduzione di labiali catturati durante quei mondiali (“Algerino di merda, sporco terrorista, negro.”).

I video ne giustificano, amplificano, stimolano, lettura e pensiero, portandoci nel tormentato mondo dei rapporti umani, inquinato dal razzismo più o meno consapevole, basato sul colore della pelle, ma anche su diversità di ogni genere: etniche, culturali e religiose.

Scorrono cronache di tragici fatti: Rodney King (pestato a sangue nel ’91 da un gruppo di poliziotti), James Craig Anderson (ucciso in Mississippi nel 2011 da un gruppo di ragazzi bianchi, col pick-up: “L’ho messo sotto quel negro”), Trayvon Martin (diciassettenne ucciso nel 2012 in Florida da un vigilante) e altri. Che tutto sia ancora drammaticamente in ballo lo mostrano anche i recenti fatti di Charlottesville, Virginia, e le ambigue(!?) dichiarazioni trumpiste.

A specifici, noti riferimenti, Rankine ne alterna di personali o di più generiche situazioni, sbocciati in vari momenti e luoghi, a volte cogliendo fulmineamente dialoghi e reazioni, a volte lasciando il lettore con qualche punto interrogativo e un pensiero dai contorni indecifrabili, anche enigmatici. Sono segni alcuni che, innescati dai vari meccanismi quotidiani di difesa e di diffidenza, o di ipocrisia, attraversano la linea del colore razziale per divenire, più genericamente “colore delle relazioni”. Alcuni interventi sono fulminanti. “Il passato è una condanna a vita, un corpo contundente contro il domani” o, immaginando una classica situazione di fermo da parte della polizia scrive “…non sei tu la persona e tuttavia corrispondi alla descrizione perché c’è un’unica persona che è sempre la persona che corrisponde alla descrizione”. O ancora: “L’alba è lenta e piena di nuvole, trascina avanti la luce, ma a fatica” (qui il pensiero poetico ci riporta a “…com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire…”, di Battiato). Centosettanta pagine (16 €) intensissime, la cui lettura a volte trascina come un torrente, alternando momenti tumultuosi ad altri più “meditativi”, con suggestioni e immagini sulle quali bisogna tornare, soffermarsi, riprendere, confrontare con quanto ancora sta accadendo, col rigurgito della cultura razzista.

In copertina, un’ opera del ‘93 di David Hammons, variamente percepibile come riferimento all’hip hop, quanto all’invisibilità di un volto. o alla reticenza a mostrarlo, o…

Gianni Del Savio

You may also like

Leave a Comment